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Le lauree ad honorem e la Grande Guerra

La guerra è una fabbrica di morti. Quando essa termina è tutto da ricostruire: il lutto privato è, in realtà lutto pubblico e la perdita viene elaborata con la celebrazione e l’esaltazione dei caduti. Il 27 novembre 1915 l’Ateneo di Palermo protocolla la nota proveniente dal Ministero dell’Istruzione avente oggetto: “Studenti militari caduti per la Patria – Albo d’onore” con la quale viene richiesto ai Rettori delle Regie Università e ai Capi degli Istituti d’Istruzione superiore di completare le notizie sugli studenti caduti in guerra con il nome del padre, luogo e data di nascita e, se possibile, il grado militare. Su questa stessa scia, ed in virtù del Decreto luogotenenziale 1° ottobre 1916, n. 1400 che autorizzava i rettori a conferire «a titolo di onore la laurea o diploma al nome di quei giovani militari morti nella presente guerra nazionale, i quali già avevano compiuto il corso degli studi per il conseguimento della laurea» l’Ateneo palermitano, facendo seguito alle comunicazioni ricevute dalle famiglie (corredate da fotografie, lettere, opuscoli, ecc.) consegnerà i diplomi ai familiari degli “studenti caduti per la Patria” nel corso della “Grande cerimonia delle Lauree ad honorem” di mercoledì 20 marzo 1918. A ricevere l’onorificenza non furono solo i familiari dei laureati ma anche quelli degli studenti appena immatricolati e in corso che, magari, avevano solo avuto il tempo di iniziare a seguire le lezioni. Questa ulteriore apertura, suggerita dai rettori e dai colleghi messi direttori degli Istituti d’Istruzione superiore, si concretizzò con la circolare 29 maggio 1917 a firma del Ministro dell’Istruzione. Ad essa seguiranno altre iniziative, quali la raccolta dei nomi degli studenti di Medicina e Chirurgia, Farmacia e Veterinaria promossa dalla Commissione per l’Albo d’onore dei morti in guerra della Famiglia Sanitaria Italiana (1919); l’iniziativa dell’Unione Goliardica Universitaria (1922) che invitava gli studenti a versare “all’atto del pagamento della sopratassa di esami, la somma di lire dieci, quale contributo per un ricordo agli studenti caduti in guerra”; la celebrazione del “Medico caduto in guerra” (1923); la raccolta dei nomi dei docenti a cura dell’Associazione Nazionale fra i Professori Universitari con sede in Genova, sino a giungere al Regio Decreto del 22 novembre 1925, n. 2130 che stabiliva che "è dovere nazionale raccogliere e pubblicare in un albo i nomi dei Caduti durante la guerra 1915-1918 per conservarne con segno d'onore il perenne ricordo".

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