Barbato, Nicolò (1856-1923)
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Alternative Title
Barbato, Nicola (1856-1923)
Birbati, Kola (1856-1923)
Type
Fascicolo
Custodian
Università degli Studi di Palermo
Shelfmark
5009
Abstract
Nicolò Barbato nasce a Piana dei Greci (oggi Piana degli Albanesi) il 5 ottobre 1856 da Giuseppe e da Antonina Mandalà. Lì compie gli studi presso il Seminario Italo-Albanese di Palermo. Nell'ateneo palermitano frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia ove si laurea nel 1891; inizia ad esercitare la professione medica presso l'ospedale di Palermo dedicandosi, in particolare, agli studi di psichiatria. I suoi "Appunti sulla psicopatologia delle paranoie", pubblicati sulla rivista del manicomio palermitano nel 1890, saranno giudicati positivamente da Cesare Lombroso e da Emanuele Morselli. La professione gli consente, inoltre, di trovarsi vicino ai contadini e ai braccianti della sua comunità, e di conoscerne i problemi e di fare una scelta politica di classe. Barbato, vicino a Napoleone Colajanni, sosterrà l'interpretazione socialistica del positivismo, divenendo uno degli esponenti più qualificati del movimento contadino dei Fasci dei lavoratori che, sotto il primo governo Giolitti sarà particolarmente vigilato dalla polizia: il 12 maggio 1893 Barbato sarà arrestato per istigazione all'odio tra le classi e per associazione a delinquere; nel giugno dello stesso anno otterrà la libertà provvisoria, ma il 16 novembre sarà condannato dal tribunale di Palermo (con il beneficio della condizionale) a sei mesi di reclusione e ad una forte ammenda per il primo reato, mentre sarà assolto della seconda imputazione. Dopo la caduta del governo Giolitti, il nuovo presidente del Consiglio, Francesco Crispi, farà approvare dal Consiglio dei ministri (il 25 dicembre 1893) la proclamazione dello stato d'assedio in Sicilia. Nella riunione del comitato centrale dei Fasci del 13 gennaio 1894, Barbato si dirà contrario alla insurrezione proposta da Giuseppe de Felice Giuffrida, con il quale aveva organizzato i Fasci siciliani dei lavoratori. Fu animatore del potente Fascio di Piana degli Albanesi che contava 2.500 soci su 9.000 abitanti: famosi i suoi comizi a Portella della Ginestra, luogo storico di riunione dei contadini della zona che sarà, anni dopo, teatro della terribile strage. Dopo l'assassinio del cugino Mariano Barbato e di Bernardino Verro (sindaco della vicina Corleone) sarà costretto, per ordine del Partito, a trasferirsi a Milano, dove morirà il 23 maggio 1923, dopo lunga malattia. L'orazione funebre sarà tenuta da Pietro Nenni, storico dirigente del Partito Socialista Italiano.
Sulla pietra da cui teneva i comizi, a Portella della Ginestra, è inciso il suo nome.
Language
Italian
